
“Vi auguro di essere eretici.

Venerdì 28 giugno, a Milano, c’è stato il concerto di Woody Allen & The Eddy Davis New Orleans Jazz Band. Lasciando per un attimo da parte l’esperienza quasi mistica del concerto (di cui spero di fare un post a parte qui sul blog), l’occasione è stata utile anche per conoscere un grande fan di Woody che ha messo su una mostra fotografica molto particolare. Sto parlando di Ivano Cetta, un informatico con la passione per la fotografia che qualche anno fa, dopo uno studio meticoloso di posti e fotogrammi presi dai vari film girati a Manhattan dal regista newyorkese, ha deciso di andare nella Grande Mela per immortalare le location in cui Allen ha girato i suoi più celebri film. Continua a leggere “A spasso con Woody…e Ivano!”
Ieri ho ricevuto questo video tramite Facebook e nella sua descrizione riportava la frase “Vi spiego Facebook con un video”. In queste immagini, però, non riesco a vedere solo quello che l’autore voleva comunicare – ovvero una possibile esemplificazione del fenomeno dei cosiddetti “leoni da tastiera” – ma credo che esse offrano uno spunto interessante per riflettere su cosa sia l’odio e quali siano le sue possibili cause scatenanti. Continua a leggere “Le barriere dell’odio”
Aja Trier, “Van Gogh Never Saw Woodstock”
Da Settembre di quest’anno sto frequentando un Master biennale intitolato “Psicoanalisi e Migrazione” presso la Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo Analisi di Roma (S.P.I.G.A.). Come al solito gli stimoli derivanti dal confronto con i colleghi psicologi, psichiatri e antropologi sono tantissimi e ogni volta vado via dalla lezione con un mucchio di spunti interessanti che, però, non ho mai tempo di sistemare e di condividere con gli altri. Spesso qualcuno di questi prova a prendere forma nelle “discussioni da bar” fatte a cena con gli amici, ma sono tutte considerazioni che, se non scritte, sfumano non appena (giustamente) si torna a parlare di argomenti più leggeri. Per la lezione che ha avuto come argomento centrale “Gruppi e Culture in Movimento – Identità e Cultura”, però, le cose sono andate diversamente, anche perché i docenti ci hanno chiesto di relazionare quanto emerso dall’incontro e quindi, volente o nolente, mi è toccato buttare giù un paio di considerazioni che, ovviamente, riporto qui sul blog. La lezione è stata tenuta dal Dottor Sandro Maiello e dalla Dottoressa Giuseppina Marruzzo, entrambi psicoterapeuti della S.P.I.G.A., i quali hanno suddiviso la giornata in due omenti, uno esperienziale e l’altro teorico: ad un intervento di gruppo faceva seguito una finestra teorica per un totale di tre sessioni gruppali e due teoriche. Ciò premesso, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti che, a mio avviso, sono stati illuminanti per comprendere al meglio sia l’argomento della lezione che alcune dinamiche del contesto sociale odierno e che riguardano la definizione dei concetti di accoglienza e di integrazione. Continua a leggere “Quale cultura per l’integrazione?”

Probabilmente se ti avessi fatto gli auguri di persona avresti questa faccia, tra l’infastidito perché a te i compleanni mettono ansia (almeno così dicono) e lo schifato perché perdo tempo con queste stronzate mentre tu stai combattendo col fatto che hai già 83 anni, che siamo già a Dicembre e che nelle sale non c’è traccia del tuo ultimo film (che, ricordiamolo, è pronto ma non ancora rilasciato perché Amazon ha paura di perdere la faccia dopo lo scandalo Weinstein…anche qui, almeno così dicono! ). Io però gli auguri te li faccio lo stesso perché sono convinto che tu abbia subìto un’ingiustizia, perché mi manca il TUO cinema e perché se è vero che nello showbiz la popolarità fa dimenticare anche i peggiori crimini allora voglio che almeno oggi il nome di Woody Allen si diffonda nel web e arrivi a quelle teste di imprenditori per far vedere che (almeno qui) qualcuno che aspetta i tuoi film c’è e ci sarà sempre. Auguri #WoodyAllen

“La televisione favorisce la cultura, ogni volta che la accendo vado a leggere un libro nell’altra stanza” Continua a leggere “La forza dei libri”
(particolare di “A Golden Thread” – John Strudwick – 1885)Questo è un elaborato che ho presentato per un esame circa un anno e mezzo fa. L’intento era (ed è!) quello di analizzare e sostenere la teoria concepita in bozza da Neville Symington e poi sviluppata in essere da Sergio Caruso riguardo l’esistenza di una posizione tragica successiva alle Kleiniane posizioni schizoparanoide e depressiva. Tale posizione viene intesa come una modalità di relazione oggettuale che, se acquisita, fa sì che l’individuo si rassegni all’idea che ci sono cose che non possono essere spiegate, degli eventi che capitano indipendentemente da tutto e da tutti. Premessa per l’esistenza di questa posizione è la delineazione di uno spazio transizionale in cui l’individuo può “giocare” con i concetti luttuosi e privi di senso approcciandosi ad essi senza l’angoscia di annichilimento; uno spazio questo che nasce dalla delineazione della funziona paterna che Lacan definisce come Il Nome del Padre. Ciò premesso, questo lavoro si pone come obiettivo quello di andare a vedere il destino della suddetta posizione in una società in cui questo Padre sembrerebbe essere evaporato e di come, nel frattempo, si facciano largo posizioni animistiche estreme per far fronte a questa mancanza: è il caso delle credenze e delle distorsioni cognitive tipiche dei giocatori d’azzardo.

Questa foto è stata scattata da Guido Giuliano, un insegnate classe ’59 originario di Amantea, sulla spiaggia di Punta Alice a Cirò Marina nel Crotonese. A prima vista lo scatto può sembrare una semplice istantanea di una barca abbandonata, ma quando ho visto questa foto per la prima volta qualcosa si è mosso dentro di me!

Il nuovo film di Paolo Genovese è una pellicola a mio avviso molto complessa che presenta almeno due piani di lettura.
Per come la vedo io, la nascita delle società e delle culture patriarcali (così come gran parte delle azioni messe in atto da esse) è stata causa diretta della paura che la forza generatrice della donna potesse annientare l’animale uomo. Leggendo questo articolo mi convinco sempre più che, nonostante sia passato molto tempo, questa teoria non è poi così infondata e mi stupisco di come ad oggi l’ancoraggio al principio di superiorità di genere che si cela dietro la sottomissione della donna possa portare addirittura al preferire di togliersi la vita piuttosto che essere ucciso da quest’ultima. Sia chiaro, ben venga che un esercito di miliziane basti a debellare una massa di individui che per mancanza di identità si affiliano a gruppi terroristici portando la morte in giro per il mondo, ma la cosa a mio avviso dovrebbe far riflettere!
Forse l’idea della rivoluzione culturale non è poi così sbagliata!