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Shock culturale: il trauma degli Expat

Qualche tempo dopo il trasferimento nel nuovo ambiente sociale la maggior parte delle persone espatriate si trova a dover fare i conti con un forte senso di ansia e smarrimento. Questo malessere prende il nome di shock culturale e non è certo un fenomeno nuovo, basti pensare che per molto tempo gli antropologi l’hanno ritenuta una vera e propria malattia professionale.

Negli ultimi anni, però, questo particolare disturbo dell’adattamento è diventato una realtà molto diffusa…e lo è anche qui in Italia dato che sempre più connazionali scelgono di trovare la loro stabilità all’estero, vedendosi costretti a dover abbandonare il proprio contesto culturale per adattarsi a quello nuovo.

In questo video di Etnopsi, quindi, ho ritenuto utile approfondire la tematica dello shock culturale descrivendo il fenomeno ed evidenziando le strategie più utili da mettere in atto per attenuarne gli effetti stressanti sulla persona.

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Zingaro a chi? Un viaggio nella cultura Romanì

Nello scenario comune il Rom è quello che vive alle spalle della società, una persona nomade che non vuole integrarsi e che si dedica ad attività illecite per riuscire a tirar via la giornata.

La maggior parte degli “Zingari” (come erroneamente e in maniera dispregiativa vengono definiti) però, è tutt’altro che parassita: vive in appartamenti, svolge incarichi anche di prestigio a livello nazionale e internazionale ed è costretta a nascondere la propria appartenenza per via dei pregiudizi che ci sono in merito alla propria etnia.

In questo nuovo video di Etnopsi ho voluto approfondire la cultura Romanì, cioè quella condivisa da Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals, evidenziandone la storia, gli aspetti salienti e aprendo una parentesi riguardo i pregiudizi che gli stanziali hanno nei confronti dei “Rom” ma anche quelli che questi ultimi hanno nei confronti dei “Gage”.

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Le nuove sfide dell’accoglienza: ONG, carico residuale e ritraumatizzazione

Le ultime vicende che hanno visto protagoniste le navi ONG “Humanity One”, “Rise Above”, “Geo Barents” e “Ocean Viking” hanno riaperto la questione legata all’accoglienza e al ricollocamento dei migranti sia a livello nazionale che Europeo.

A giochi di potere e rimpalli di responsabilità a livello politico corrispondono sentimenti di paura, spaesamento e rabbia di chi ha deciso di abbandonare la propria terra sfidando torture e morte nella speranza di una vita migliore.

Quali sono le implicazioni che vicende come queste portano con sé e quali le prospettive in ottica legale e psicologica in tema di accoglienza?

È quello su cui abbiamo ragionato in questa live a tema io e l’avvocato Giulia Vicari, founder della pagina “Info Immigrazione”.

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Donne: l’antidoto all’ISIS

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/11/isis-se-ti-uccide-una-donna-non-vai-in-paradiso-cosi-le-cecchine-terrorizzano-i-jihadisti-reportage-su-fqmillenium/3969887/

Per come la vedo io, la nascita delle società e delle culture patriarcali (così come gran parte delle azioni messe in atto da esse) è stata causa diretta della paura che la forza generatrice della donna potesse annientare l’animale uomo. Leggendo questo articolo mi convinco sempre più che, nonostante sia passato molto tempo, questa teoria non è poi così infondata e mi stupisco di come ad oggi l’ancoraggio al principio di superiorità di genere che si cela dietro la sottomissione della donna possa portare addirittura al preferire di togliersi la vita piuttosto che essere ucciso da quest’ultima. Sia chiaro, ben venga che un esercito di miliziane basti a debellare una massa di individui che per mancanza di identità si affiliano a gruppi terroristici portando la morte in giro per il mondo, ma la cosa a mio avviso dovrebbe far riflettere!

Forse l’idea della rivoluzione culturale non è poi così sbagliata!

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“Ludopatia”? No, grazie

http://www.corriere.it/cronache/17_aprile_07/legge-anti-slot-senza-decreto-attuativo-un-anno-ce-ne-sono-30-mila-piu-72480292-1bd9-11e7-a7aa-d3cb5d83b09d.shtml

Ho sempre sostenuto che il primo passo per affrontare realmente un problema è capire di cosa si sta parlando, iniziando con il dare il giusto nome alle cose. “Ludopatia” non è il termine appropriato per descrivere la dipendenza da gioco d’azzardo! Continua a leggere ““Ludopatia”? No, grazie”