Cambiamento, etnopsichiatria

Ricerca e Salvataggio in mare: una panoramica sul mondo delle ONG

Da anni si discute del ruolo che le ONG svolgono nella dinamica dei flussi migratori.

C’è chi le vede come i “taxi del mare”, chi come un aiuto concreto alla Guardia Costiera e chi, invece, non si è ancora fatto un’idea rispetto al loro operato e si limita a vederle come un passaggio obbligato nell’iter dei flussi migratori.

Ma cosa sono queste ONG? Come avvengono le operazioni di Ricerca e Soccorso in mare? Chi sono davvero le persone che decidono di imbarcarsi e fare i conti con regolamentazioni nazionali e internazionali pur di salvare delle vite umane?

Ho provato a chiarire questi e altri dubbi grazie all’aiuto di Valeria Taurino, Direttrice Generale di SOS Mediterranee Italia e da anni impegnata nell’ambito dei diritti umani.

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Zingaro a chi? Un viaggio nella cultura Romanì

Nello scenario comune il Rom è quello che vive alle spalle della società, una persona nomade che non vuole integrarsi e che si dedica ad attività illecite per riuscire a tirar via la giornata.

La maggior parte degli “Zingari” (come erroneamente e in maniera dispregiativa vengono definiti) però, è tutt’altro che parassita: vive in appartamenti, svolge incarichi anche di prestigio a livello nazionale e internazionale ed è costretta a nascondere la propria appartenenza per via dei pregiudizi che ci sono in merito alla propria etnia.

In questo nuovo video di Etnopsi ho voluto approfondire la cultura Romanì, cioè quella condivisa da Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals, evidenziandone la storia, gli aspetti salienti e aprendo una parentesi riguardo i pregiudizi che gli stanziali hanno nei confronti dei “Rom” ma anche quelli che questi ultimi hanno nei confronti dei “Gage”.

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Le nuove sfide dell’accoglienza: ONG, carico residuale e ritraumatizzazione

Le ultime vicende che hanno visto protagoniste le navi ONG “Humanity One”, “Rise Above”, “Geo Barents” e “Ocean Viking” hanno riaperto la questione legata all’accoglienza e al ricollocamento dei migranti sia a livello nazionale che Europeo.

A giochi di potere e rimpalli di responsabilità a livello politico corrispondono sentimenti di paura, spaesamento e rabbia di chi ha deciso di abbandonare la propria terra sfidando torture e morte nella speranza di una vita migliore.

Quali sono le implicazioni che vicende come queste portano con sé e quali le prospettive in ottica legale e psicologica in tema di accoglienza?

È quello su cui abbiamo ragionato in questa live a tema io e l’avvocato Giulia Vicari, founder della pagina “Info Immigrazione”.

etnopsichiatria

Tobie Nathan e l’etnopsicoanalisi: tra tecnica, individuo, gruppo e cultura

Tobie Nathan è stato (ed è tutt’ora) uno dei principali studiosi e promotori del modello etnopsicoanalitico.

I suoi studi e la sua pratica clinica si sono concentrati sulla delineazione di un modello clinico capace di leggere i disturbi psicologici in chiave etnopsichiatrica tenendo quindi conto del complesso intreccio di usi, costumi, legami e rituali (impliciti e non) che appartengono ad uno specifico modello culturale e che influenzano l’individuo.

In questo nuovo video di EtnoPsi ho cercato di approfondire la persona Nathan e il suo approccio clinico alla persona migrante.

etnopsichiatria

Trauma sociale nei processi migratori: un approccio ferencziano

Dopo più di tre anni di confronti e approfondimenti sono felicissimo nel veder pubblicato sul numero 02/2021 della rivista “The Wise Baby / Il Poppante Saggio” l’articolo scritto con i miei colleghi Pina Sciommarello, Emanuele Prosepe e Manuela Grippo.

L’articolo affronta in un’ottica ferencziana il fenomeno del trauma sociale nei processi migratori e si concentra sul sempre complesso incontro tra la persona migrante e il sistema di accoglienza ponendo un accento sul come in questa complessa dinamica il pensiero gruppale svolga un ruolo fondamentale.

Per info su acquisto e approfondimenti: https://www.societaferenczi.it/rivista-wise-baby

etnopsichiatria

Lo stress da acculturazione: tra integrazione e radicalismi

Viviamo in una società che sta diventando sempre più multiculturale e in questo contesto sta prendendo forma un particolare tipo di pressione psicologica che, in maniera più o meno marcata, investe tutte le persone migranti nel momento in cui devono fare i conti con il nuovo contesto sociale e culturale nel quale si vengono a trovare: si chiama stress da acculturazione.

Lo stress da acculturazione, però, non colpisce solo il gruppo “ospitato” ma anche quello “ospitante”, andando a creare delle dinamiche che, quando va bene, portano a fenomeni di inclusione sociale, quando va male a disturbi psicologici e fisici, a pregiudizi e discriminazioni.


Nel nuovo video di Etnopsi cercheremo di capire come nasce lo stress da acculturazione, come si manifesta e soprattutto cosa fare per impedirne gli effetti deleteri.

etnopsichiatria

Georges Devereux e il suo prezioso contributo alla psicologia transculturale

Georges Devereux, all’anagrafe Gyorgy Dobo, è stata forse una delle personalità che ha contribuito maggiormente alla nascita e all’evoluzione sia dell’etnopsichiatria che della psicologia transculturale.

Partendo dal lavoro di Alain Goussot, in questo video ho deciso di raccontare chi era Devereux e soprattutto i preziosi spunti che ci ha regalato e che, a conti fatti, risultano utili sia a chi lavora nell’ambito dell’accoglienza o della clinica transculturale che a chiunque si relazioni con un “Altro” inteso come chiunque abbia cultura, esperienze e vissuti diversi dai propri.

pensieri

Quale cultura per l’integrazione?

C_2_fotogallery_3011402_1_imageAja Trier, “Van Gogh Never Saw Woodstock”

Da Settembre di quest’anno sto frequentando un Master biennale intitolato “Psicoanalisi e Migrazione” presso la Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo Analisi di Roma (S.P.I.G.A.). Come al solito gli stimoli derivanti dal confronto con i colleghi psicologi, psichiatri e antropologi sono tantissimi e ogni volta vado via dalla lezione con un mucchio di spunti interessanti che, però, non ho mai tempo di sistemare e di condividere con gli altri. Spesso qualcuno di questi prova a prendere forma nelle “discussioni da bar” fatte a cena con gli amici, ma sono tutte considerazioni che, se non scritte, sfumano non appena (giustamente) si torna a parlare di argomenti più leggeri. Per la lezione che ha avuto come argomento centrale “Gruppi e Culture in Movimento – Identità e Cultura”, però, le cose sono andate diversamente, anche perché i docenti ci hanno chiesto di relazionare quanto emerso dall’incontro e quindi, volente o nolente, mi è toccato buttare giù un paio di considerazioni che, ovviamente, riporto qui sul blog. La lezione è stata tenuta dal Dottor Sandro Maiello e dalla Dottoressa Giuseppina Marruzzo, entrambi psicoterapeuti della S.P.I.G.A., i quali hanno suddiviso la giornata in due omenti, uno esperienziale e l’altro teorico: ad un intervento di gruppo faceva seguito una finestra teorica per un totale di tre sessioni gruppali e due teoriche. Ciò premesso, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti che, a mio avviso, sono stati illuminanti per comprendere al meglio sia l’argomento della lezione che alcune dinamiche del contesto sociale odierno e che riguardano la definizione dei concetti di accoglienza e di integrazione. Continua a leggere “Quale cultura per l’integrazione?”