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Shock culturale: il trauma degli Expat

Qualche tempo dopo il trasferimento nel nuovo ambiente sociale la maggior parte delle persone espatriate si trova a dover fare i conti con un forte senso di ansia e smarrimento. Questo malessere prende il nome di shock culturale e non è certo un fenomeno nuovo, basti pensare che per molto tempo gli antropologi l’hanno ritenuta una vera e propria malattia professionale.

Negli ultimi anni, però, questo particolare disturbo dell’adattamento è diventato una realtà molto diffusa…e lo è anche qui in Italia dato che sempre più connazionali scelgono di trovare la loro stabilità all’estero, vedendosi costretti a dover abbandonare il proprio contesto culturale per adattarsi a quello nuovo.

In questo video di Etnopsi, quindi, ho ritenuto utile approfondire la tematica dello shock culturale descrivendo il fenomeno ed evidenziando le strategie più utili da mettere in atto per attenuarne gli effetti stressanti sulla persona.

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Zingaro a chi? Un viaggio nella cultura Romanì

Nello scenario comune il Rom è quello che vive alle spalle della società, una persona nomade che non vuole integrarsi e che si dedica ad attività illecite per riuscire a tirar via la giornata.

La maggior parte degli “Zingari” (come erroneamente e in maniera dispregiativa vengono definiti) però, è tutt’altro che parassita: vive in appartamenti, svolge incarichi anche di prestigio a livello nazionale e internazionale ed è costretta a nascondere la propria appartenenza per via dei pregiudizi che ci sono in merito alla propria etnia.

In questo nuovo video di Etnopsi ho voluto approfondire la cultura Romanì, cioè quella condivisa da Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals, evidenziandone la storia, gli aspetti salienti e aprendo una parentesi riguardo i pregiudizi che gli stanziali hanno nei confronti dei “Rom” ma anche quelli che questi ultimi hanno nei confronti dei “Gage”.

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2022: Psico-prospettive del nuovo anno

Il Governo sembra non investire sulla salute psicologica dei cittadini, intanto ci sono regioni nelle quali si comincia a parlare concretamente di una figura quasi mitologica: lo psicologo di base.

La quarta ondata Covid alimenta sentimenti di incertezza, limitazione e impotenza ma le “Grandi Dimissioni” ci mostrano come le persone preferiscano sempre di più il lavoro autonomo a quello subordinato.

Insomma, cosa sta succedendo e cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo anno dal punto di vista della salute mentale?

Nella nuova puntata di PsicoPsycho proveremo a fare qualche ipotesi a riguardo con un ospite d’eccezione, il Dott. Valerio Rosso.

Vi aspettiamo mercoledì 12 gennaio alle 21:00 su Youtube

Intervista

A spasso con Woody…e Ivano!

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Venerdì 28 giugno, a Milano, c’è stato il concerto di Woody Allen & The Eddy Davis New Orleans Jazz Band. Lasciando per un attimo da parte l’esperienza quasi mistica del concerto (di cui spero di fare un post a parte qui sul blog), l’occasione è stata utile anche per conoscere un grande fan di Woody che ha messo su una mostra fotografica molto particolare. Sto parlando di Ivano Cetta, un informatico con la passione per la fotografia che qualche anno fa, dopo uno studio meticoloso di posti e fotogrammi presi dai vari film girati a Manhattan dal regista newyorkese, ha deciso di andare nella Grande Mela per immortalare le location in cui Allen ha girato i suoi più celebri film. Continua a leggere “A spasso con Woody…e Ivano!”

pensieri

Quale cultura per l’integrazione?

C_2_fotogallery_3011402_1_imageAja Trier, “Van Gogh Never Saw Woodstock”

Da Settembre di quest’anno sto frequentando un Master biennale intitolato “Psicoanalisi e Migrazione” presso la Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo Analisi di Roma (S.P.I.G.A.). Come al solito gli stimoli derivanti dal confronto con i colleghi psicologi, psichiatri e antropologi sono tantissimi e ogni volta vado via dalla lezione con un mucchio di spunti interessanti che, però, non ho mai tempo di sistemare e di condividere con gli altri. Spesso qualcuno di questi prova a prendere forma nelle “discussioni da bar” fatte a cena con gli amici, ma sono tutte considerazioni che, se non scritte, sfumano non appena (giustamente) si torna a parlare di argomenti più leggeri. Per la lezione che ha avuto come argomento centrale “Gruppi e Culture in Movimento – Identità e Cultura”, però, le cose sono andate diversamente, anche perché i docenti ci hanno chiesto di relazionare quanto emerso dall’incontro e quindi, volente o nolente, mi è toccato buttare giù un paio di considerazioni che, ovviamente, riporto qui sul blog. La lezione è stata tenuta dal Dottor Sandro Maiello e dalla Dottoressa Giuseppina Marruzzo, entrambi psicoterapeuti della S.P.I.G.A., i quali hanno suddiviso la giornata in due omenti, uno esperienziale e l’altro teorico: ad un intervento di gruppo faceva seguito una finestra teorica per un totale di tre sessioni gruppali e due teoriche. Ciò premesso, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti che, a mio avviso, sono stati illuminanti per comprendere al meglio sia l’argomento della lezione che alcune dinamiche del contesto sociale odierno e che riguardano la definizione dei concetti di accoglienza e di integrazione. Continua a leggere “Quale cultura per l’integrazione?”

gambling, pensieri

LA “POSIZIONE TRAGICA” NELLA SOCIETA’ ODIERNA: dalla prospettiva di Symington al giocatore d’azzardo

Risultati immagini per John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela)(particolare di “A Golden Thread” – John Strudwick – 1885)

Questo è un elaborato che ho presentato per un esame circa un anno e mezzo fa. L’intento era (ed è!) quello di analizzare e sostenere la teoria concepita in bozza da Neville Symington e poi sviluppata in essere da Sergio Caruso riguardo l’esistenza di una posizione tragica successiva alle Kleiniane posizioni schizoparanoide e depressiva. Tale posizione viene intesa come una modalità di relazione oggettuale che, se acquisita, fa sì che l’individuo si rassegni all’idea che ci sono cose che non possono essere spiegate, degli eventi che capitano indipendentemente da tutto e da tutti. Premessa per l’esistenza di questa posizione è la delineazione di uno spazio transizionale in cui l’individuo può “giocare” con i concetti luttuosi e privi di senso approcciandosi ad essi senza l’angoscia di annichilimento; uno spazio questo che nasce dalla delineazione della funziona paterna che Lacan definisce come Il Nome del Padre. Ciò premesso, questo lavoro si pone come obiettivo quello di andare a vedere il destino della suddetta posizione in una società in cui questo Padre sembrerebbe essere evaporato e di come, nel frattempo, si facciano largo posizioni animistiche estreme per far fronte a questa mancanza: è il caso delle credenze e delle distorsioni cognitive tipiche dei giocatori d’azzardo.

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Foto, pensieri

E il naufragar m’è dolce…

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Questa foto è stata scattata da Guido Giuliano, un insegnate classe ’59 originario di Amantea, sulla spiaggia di Punta Alice a Cirò Marina nel Crotonese. A prima vista lo scatto può sembrare una semplice istantanea di una barca abbandonata, ma quando ho visto questa foto per la prima volta qualcosa si è mosso dentro di me!

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Recensione film

Il Mangiafuoco del “The Place”

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Il nuovo film di Paolo Genovese è una pellicola a mio avviso molto complessa che presenta almeno due piani di lettura.

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