Intervista

A spasso con Woody…e Ivano!

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Venerdì 28 giugno, a Milano, c’è stato il concerto di Woody Allen & The Eddy Davis New Orleans Jazz Band. Lasciando per un attimo da parte l’esperienza quasi mistica del concerto (di cui spero di fare un post a parte qui sul blog), l’occasione è stata utile anche per conoscere un grande fan di Woody che ha messo su una mostra fotografica molto particolare. Sto parlando di Ivano Cetta, un informatico con la passione per la fotografia che qualche anno fa, dopo uno studio meticoloso di posti e fotogrammi presi dai vari film girati a Manhattan dal regista newyorkese, ha deciso di andare nella Grande Mela per immortalare le location in cui Allen ha girato i suoi più celebri film.

Ho contattato Ivano tramite Facebook dopo che ha postato l’evento della sua mostra fotografica sul gruppo Woody Allen – Official Italian Group e, da bravo amministratore del gruppo quale sono, ho pensato di chiedergli di incontrarci prima del concerto per fare una piccola intervista da inserire sul gruppo e poter condividere con tutti l’idea che ha mosso il suo lavoro.

Ci siamo incontrati, quindi, all’interno del Teatro degli Arcimboldi di Milano nel tardo pomeriggio di venerdì e abbiamo chiacchierato piacevolmente per un bel po’ prima di vedere una parte delle foto che fanno parte della mostra intitolata A spasso con Woody. Questo “campione di rappresentanza” comprendeva 13 scatti ed era stato posizionato nel foyer del teatro così che tutti potessero ammirare il lavoro certosino del fotografo di origini romane prima del concerto.

Sempre più curioso e affascinato dal lavoro svolto, ho chiesto quindi un paio di cose a Ivano.

Partiamo facile: chi sei?

Sono Ivano, ho 47 anni e sono un fotografo prestato all’informatica, nel senso che anche se faccio l’informatico, la mia vera anima è quella del fotografo. Proprio l’altro giorno, mentre c’era la mostra, mi chiedevano “Perché fotografi?” e ho riposto che così mi costringo a guardare il mondo da un’altra angolazione, da un altro punto di vista.

Beh, allora scavalco la scaletta e ti chiedo, perché proprio la foto? Come mai non il video o altre forme d’arte?

Perché la mia mente è stata sempre abituata a viaggiare per immagini fotografiche. Non sarei mai stato in grado, ad esempio, di montare un video sul lavoro che ho fatto per la mostra. Lo stesso vale per la musica: se tu ascolti la mia musica puoi capire ciò che provo, se, invece, vedi le mie fotografie puoi capire ciò che sono, chi sono e come vedo il mondo. Questo perché la fotografia non è la verità, è una porzione di spazio in una porzione di tempo, è la mia verità, l’ho sempre vista così. Posso assicurarti che se in questo preciso istante due persone fotografassero questa scena, una da un’angolazione e una da un’altra, le due foto mostrerebbero due scene completamente diverse perché io avrei un’espressione più seria e tu, invece, staresti ridendo. Qual è la verità? Boh, tutte e due (ride).

Come darti torto. Quindi, come è nata l’idea di raccontare Woody Allen tramite le foto?

L’ho fatto perché volevo provare a dare dinamicità a qualcosa che normalmente è visto come più statico. La fotografia, infatti, risente un po’ di questa considerazione rispetto al film. Quando, poi, si è presentata l’occasione di andare a Manhattan insieme ad altri fotografi, l’ho colta al volo per realizzare il mio intento e, ovviamente, nella mia testa Manhattan si è trasformata immediatamente in “Manhattan-Woody Allen”.

Ma come mai Woody Allen? Da cosa nasce questo amore per il regista newyorkese?

Ha questa visione della vita ironicamente tragica, non saprei come definirla. Ha un sarcasmo tragico che va oltre il cinismo. A volte è veramente caustico, e questa cosa mi ha sempre fatto molto ridere e pensare allo stesso tempo. Sento di doverlo ringraziare per questo, perché mi ha dato la possibilità di vedere altri aspetti della vita. Una delle cose che più mi ha colpito in assoluto del suo pensiero è rappresentata nella frase di uno dei personaggi dei suoi film che dice che le due parole più belle al mondo non sono “ti amo” ma “è benigno”. Lì non solo ti spiazza, ma ti fa capire realmente la profondità della sua visione della vita e quanto questa possa essere riportata in quello che stiamo vivendo oggi. Per me è un maestro, mi ha insegnato tanto.

Dici che per te Allen è un maestro. Credi che possa essere definito un genio nel suo campo?

Probabilmente non sarà un musicista grandioso, ma secondo me è un genio da un punto di vista scenografico, fotografico, di direzione, di scrittura e di comicità. Poche volte ho visto persone così prolifiche. In vari aspetti dell’arte, dalla letteratura, alla musica, al cinema, ho sempre seguito in maniera quasi maniacale persone che avevano una “superproduzione”: Prince, Woody Allen, Amélie Nothomb, tutta gente che fa un disco all’anno, un film all’anno, un libro all’anno e ne ha molti di più nel cassetto. Si, Woody è uno dei veri geni dei nostri tempi.

Come dici nel volantino della mostra, sei andato alla ricerca delle stesse inquadrature che ha utilizzato Allen nei suoi film per, e qui cito dal volantino, “ricordare a me e a voi che New York era la sua città e lo sarebbe sempre stata”. A questo punto, mi racconti brevemente qualcosa della mostra?

Sono partito dall’Italia con una foto in testa, quella del Queensboro Bridge del film Manhattan. L’ho scattata per ultima, prima di andar via da New York, alle 4:00 del mattino e cercando di catturare la stessa luce del fotogramma originale del film. È stata una bellissima esperienza e l’emozione di ritrovare quei luoghi è stata fortissima. A renderla ancora più speciale è stato il fatto che le persone che venivano immortalate casualmente mentre scattavo si interessavano al mio progetto e alcune finivano persino per aiutarmi a rendere più realistiche le inquadrature. È stato meraviglioso!

Bene, allora prima di salutarci vuoi ricordare a tutti quando e come vedere la mostra?

La mostra è iniziata gli ultimi giorni di giugno ed è visibile sul palco del Teatro degli Arcimboldi. Insieme alla mostra c’è la possibilità di visitare anche quella meravigliosa struttura che è la Torre Scenica del palco del teatro dove sono nascosti tutti i meccanismi di scena. Spesso a fare da guida tra le 65 fotografie presenti sul palco ci sono anch’io, mentre per il resto del “tour” ci sono le persone dello staff del teatro. La mostra sarà visibile gratuitamente dal 1 al 5 luglio con orari fissi alle 13:00, alle 16:00 e alle 17:30 ma dietro prenotazione.
Questo è il frutto della conversazione con Ivano che, ovviamente, ringrazio per la disponibilità. Oltre ad essere un bravissimo fotografo, si è dimostrato una persona piacevolissima e ricca di spunti.

Ovviamente consiglio a tutti di andare a vedere la mostra, trovate tutte le informazioni sul sito https://www.aubay.it/mostra-fotografica-di-ivano-cetta/ oppure sulla pagina Facebook dedicata https://www.facebook.com/events/595277407632652/.

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