Alla fine del 1400 una forte ondata migratoria ha condotto parte della popolazione albanese in Italia dando origine a quella che oggi prende il nome di Arbëria.
Ma chi sono gli Arbëreshë e cosa possono raccontarci di noi e dei processi socio-culturali?
La migrazione non è soltanto spostarsi da un luogo all’altro, ma è un incontro/scontro tra un contesto culturale di partenza e uno di arrivo.
Approcciarsi a nuove usanze, costumi, valori, modi di fare e di pensare, infatti, può causare un elevato livello di stress che, se non visto e affrontato, finisce per comportare un senso di spaesamento tale da innescare una vera e propria frattura identitaria.
Risulta utile, quindi, trovare dei punti di contatto tra il vecchio contesto e il nuovo…ma se questo è facilmente possibile in alcuni ambiti (come la cucina o lo stile di vita), lo è un po’ meno quando si parla dei sistemi di cura.
A tal proposito ho deciso di fare una chiacchierata con due colleghe “etnopsi”, Elisabetta Cannas e Laura Ruggieri, e con Bancè Prosper (mediatore culturale) che stanno portando avanti un progetto di ricerca volto a indagare i sistemi di cura tradizionali del Burkina Faso e il possibile dialogo tra questi ultimi e la biomedicina occidentale.
Ieri ho ricevuto questo video tramite Facebook e nella sua descrizione riportava la frase “Vi spiego Facebook con un video”. In queste immagini, però, non riesco a vedere solo quello che l’autore voleva comunicare – ovvero una possibile esemplificazione del fenomeno dei cosiddetti “leoni da tastiera” – ma credo che esse offrano uno spunto interessante per riflettere su cosa sia l’odio e quali siano le sue possibili cause scatenanti. Continua a leggere “Le barriere dell’odio”