Cambiamento, etnopsichiatria

Migranti ambientali: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni

Quando si pensa alle cause delle migrazioni il pensiero va automaticamente a conflitti, faide tra clan, povertà e persecuzioni. Negli ultimi anni, però, sempre più persone si vedono costrette a fuggire dai propri territori per un altro motivo, e cioè a causa di criticità ambientali.

Seppure non esista ancora un riconoscimento giuridico per queste persone, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) fa riferimento a loro come “migranti ambientali”. In questa definizione sono comprese tutte quelle persone che si vedono costrette a lasciare la propria terra d’origine a causa di cambiamenti improvvisi o progressivi delle condizioni ambientai che rendono impossibili le normali attività sociali, lavorative e di sostentamento.

È evidente, quindi, che la crisi climatica che stiamo attraversando ci sta mettendo di fronte ad un fenomeno sociale e culturale molto impattante, un fenomeno che ha (e che avrà sempre di più) un effetto diretto sulle nostre politiche sociali in tema di integrazione e non solo.

Parlerò di questo e molto altro con Andrea Grieco, divulgatore e consulente ambientale che ormai da anni si occupa di sostenibilità e conseguenze del cambiamento climatico.

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INFODEMIA: Il virus dell’informazione

Con l’avvento dei social l’accesso alle informazioni e la loro diffusione sul web sono diventati processi facili e immediati, tant’è che ad oggi siamo in grado di farci un’idea quasi in tempo reale rispetto a un qualcosa che avviene intorno a noi.

È bene notare, però, che spesso queste notizie risultano essere inaccurate proprio perché, in maniera dolosa o meno, si tende a dare priorità allo scoop anziché attendere dati ufficiali o la validazione di ciò che si è raccolto. E questo vale sia per le notizie di cronaca che per le scoperte scientifiche.

Cherry picking, echo chamber e bias di conferma, poi, ci mettono del loro così che dalla semplice voglia di informarsi si passa a diventare protagonisti di una vera e propria catena di disinformazione che può accentuare stress e disorientamento sia in chi condivide le informazioni che in chi le riceve.

Questo meccanismo diventa esponenzialmente pericoloso quando si attraversano periodi di forte incertezza o si parla di argomenti fortemente controversi. In questi casi, infatti, è facile cadere nella trappola dell’infodemia, cioè della diffusione di una quantità così grande di informazioni che risulta complicato farsi un’idea rispetto ad un determinato argomento a causa della difficoltà ad individuare fonti affidabili…e di questo ne abbiamo avuto prova tangibile nel caso sia della guerra in Ucraina che della pandemia!

Vista l’attualità del topic, abbiamo deciso di approfondirlo nella nuova puntata di PsicoPsycho

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Hijab: il velo tra pregiudizi e scoperta di sé

Quando si parla di Hijab immediatamente saltano alla mente immagini come la morte di Mahsa Amini, i recenti avvelenamenti in Iran di un gran numero di studentesse o lo stereotipo della donna costretta a coprirsi il capo in segno di sottomissione.

Il velo però è un oggetto dalle mille sfaccettature e, allargando il focus, vediamo come oltre alla sua interpretazione in chiave di privazione di diritti o obbligo religioso-morale risulta essere anche un oggetto cult nel campo della moda e persino uno strumento identitario volto ad incrementare il benessere psicologico individuale.

Data la complessità dell’argomento, ho deciso di fermarmi e chiedere a chi il velo non solo l’ha incontrato nel corso della sua vita ma lo ha anche scelto facendolo diventare una parte importante di sé e condividendo poi questa bellissima esperienza raccontandosi in un libro.

Partendo proprio dal suo ultimo libro, “Il velo dentro”, con Rosanna Maryam Sirignano (formatrice e membro del Centro Islamico Culturale d’Italia) cercheremo di chiarire alcuni punti riferiti all’hijab e magari di sfatare qualche falso mito al riguardo.