Alla fine del 1400 una forte ondata migratoria ha condotto parte della popolazione albanese in Italia dando origine a quella che oggi prende il nome di Arbëria.
Ma chi sono gli Arbëreshë e cosa possono raccontarci di noi e dei processi socio-culturali?
Quando si parla di Hijab immediatamente saltano alla mente immagini come la morte di Mahsa Amini, i recenti avvelenamenti in Iran di un gran numero di studentesse o lo stereotipo della donna costretta a coprirsi il capo in segno di sottomissione.
Il velo però è un oggetto dalle mille sfaccettature e, allargando il focus, vediamo come oltre alla sua interpretazione in chiave di privazione di diritti o obbligo religioso-morale risulta essere anche un oggetto cult nel campo della moda e persino uno strumento identitario volto ad incrementare il benessere psicologico individuale.
Data la complessità dell’argomento, ho deciso di fermarmi e chiedere a chi il velo non solo l’ha incontrato nel corso della sua vita ma lo ha anche scelto facendolo diventare una parte importante di sé e condividendo poi questa bellissima esperienza raccontandosi in un libro.
Partendo proprio dal suo ultimo libro, “Il velo dentro”, con Rosanna Maryam Sirignano (formatrice e membro del Centro Islamico Culturale d’Italia) cercheremo di chiarire alcuni punti riferiti all’hijab e magari di sfatare qualche falso mito al riguardo.
Il libro di Massimo Maggiari, “Leggere nel cuore”, è un incrocio tra un diario di viaggio, una mappa che ci permette di addentarci nei misteri della Curanderia e un taccuino sul quale il lettore trova annotate alcune riflessioni che, quasi inevitabilmente, finiscono per fare da specchio ad una serie di quesiti con le quali negli ultimi anni molti di noi si sono trovati a fare i conti.
È anche per questo che ho deciso di fare una chiacchierata con Massimo, per parlare della sua esperienza con Don Mateus (il personaggio simbolo del libro), dell’importanza di riscoprire le proprie origini e di come conoscere l’altro ci possa davvero avvicinare ad una versione nuova di noi stessi.
Il 5 marzo 2022 sul web ha fatto scalpore una notizia: la rottura della Sessho-Seki, la pietra giapponese che si dice ospitasse un potentissimo demone capace di sovvertire istituzioni e far cadere imperi.
La notizia ha preso rilievo e interessato l’opinione pubblica anche perché alcune testate hanno associato questo evento all’inizio dell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina.
Ma cosa si cela dietro la leggenda della Sessho-Seki e quanto la vicenda intorno alla sua rottura racconta di noi e di come reagiamo agli eventi catastrofici?
Nel nuovo video di Etnopsi ho provato a rispondere a queste ed altre domande.
Il Mazzamurello è un personaggio della nostra tradizione folkloristico-fiabesca nazionale, a metà tra un folletto e uno spiritello e la cui caratteristica fondamentale è quella di produrre rumori all’interno delle abitazioni per spaventarne gli inquilini.
C’è, però, chi vede in lui più di un semplice folletto dispettoso e lo identifica come un intermediario tra il mondo dei vivi e quello dei morti o, addirittura, come il presagio del fatto che nelle vicinanze della casa nella quale risiede si nasconda un tesoro.
Dal punto di vista etnopsicologico Mazzamurello racchiude in sé vari elementi ambivalenti e diventa così la rappresentazione “concreta” della proiezione di conflitti interni irrisolti. Insomma, chi o cos’è davvero questo Mazzamurello? Ho cercato di tracciarne un profilo nel nuovo video di Etnopsi.