etnopsichiatria

Integrare sistemi di cura: un progetto sulla Medicina Tradizionale del Burkina Faso

La migrazione non è soltanto spostarsi da un luogo all’altro, ma è un incontro/scontro tra un contesto culturale di partenza e uno di arrivo.

Approcciarsi a nuove usanze, costumi, valori, modi di fare e di pensare, infatti, può causare un elevato livello di stress che, se non visto e affrontato, finisce per comportare un senso di spaesamento tale da innescare una vera e propria frattura identitaria.

Risulta utile, quindi, trovare dei punti di contatto tra il vecchio contesto e il nuovo…ma se questo è facilmente possibile in alcuni ambiti (come la cucina o lo stile di vita), lo è un po’ meno quando si parla dei sistemi di cura.

A tal proposito ho deciso di fare una chiacchierata con due colleghe “etnopsi”, Elisabetta Cannas e Laura Ruggieri, e con Bancè Prosper (mediatore culturale) che stanno portando avanti un progetto di ricerca volto a indagare i sistemi di cura tradizionali del Burkina Faso e il possibile dialogo tra questi ultimi e la biomedicina occidentale.

etnopsichiatria

Delocalizzare l’accoglienza: una panoramica sull’accordo Italia-Albania

L’apertura dei centri di Gjader e Shenjin in Albania ha destato fin da subito clamore e tante perplessità non solo rispetto alla logistica legata al soccorso in mare, ma anche a questioni giuridiche e umanitarie inerenti al trasporto di persone in un luogo diverso da quello nel quale effettueranno la richiesta di asilo.

L’accordo Italia-Albania, però, non è l’unico esempio di esternalizzazione del processo migratorio. Negli ultimi anni, infatti, molti paesi come l’Inghilterra stanno tentando di arginare il fenomeno migratorio spostando all’estero parte del processo di accoglienza, prendendo spunto dal cosiddetto “modello australiano” più volte denunciato da numerose organizzazioni per i diritti umani.

Data la complessità dell’argomento e le ripercussioni che ci troveremo ad affrontare nell’immediato futuro a livello sociale, ho deciso di capirci qualcosa in più chiamando in mio soccorso Francesco Creazzo (ex cronista e addetto stampa di SOS Mediterranee Italia) e Simone Gavazzi (insegnante, editor e content creator).