Mercoledì 19 Marzo 2014 si è tenuto a Firenze un incontro dal titolo “Basta Slot!!!” organizzato dalla Parrocchia di San Pietro in Varlungo, dal Circolo ricreativo-culturale ARCI “La Loggetta” e dalla Misericordia di Varlungo. Sono intervenuti il Dott. Massimo Cecchi (psicologo psicoterapeuta presso il Ser-T dell’ASL 10 di Firenze), Andrea Bigalli (Coordinamento Regionale di “Libera”) e una rappresentanza dei GA (Giocatori Anonimi) di Firenze.
L’incontro aveva lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a tre questioni:
– Siamo consapevoli del fatto che il gioco d’azzardo sia un problema sociale?
– Qual è il rapporto tra gioco d’azzardo e organizzazioni malavitose?
– Cosa si può fare nel piccolo per arginare il fenomeno dilagante della dipendenza da gioco?
Rispetto al primo e al secondo punto, Andrea Bigalli ha aperto il suo intervento annunciando che il 27 Gennaio 2014 il Comune di Firenze ha approvato una mozione “affinché Firenze preveda un bollino di qualità liberi da slot machine ed aderisca al Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo e ponga in essere interventi di prevenzione dal rischio della dipendenza da gioco”[1] a riprova del fatto che anche Firenze sta iniziando a muoversi proponendo degli interventi preventivi rispetto alla patologia di gioco. A riprova di ciò, è stato fatto presente che già da Ottobre dello scorso anno alcuni consiglieri regionali (Enzo Brogi, Marco Remaschi e Marco Ruggeri) avevano portato in Commissione Sanità una proposta di legge al fine di “contrastare fenomeni di dipendenza mettendo in campo misure di recupero e monitoraggio”[2].
Bigalli è poi entrato nel cuore del problema del rapporto stretto tra associazioni di stampo mafioso e gioco d’azzardo partendo da un testo di Giuseppe Fava il quale offre una testimonianza di come già nel 1867 la mafia Corleonese – comandata da tale Luciano Liggio (predecessore del più celebre Totò Riina) – annoverasse tra le sue attività illecite il “monopolio delle macchinette”[3]. La mafia, afferma Bigalli, è riuscita a trasformare i suoi traffici illeciti relativi al gioco d’azzardo (slot truccate o usura) camuffandole mediante l’acquisto di esercizi commerciali (compro-oro) e attività che ruotano intorno all’industria del gioco, sempre più privatizzata.
Libera, a questo proposito, ha presentato nel 2012 un report dal titolo “Azzardopoli”[4] il quale offre una panoramica più specifica sui rapporti mafia-gioco d’azzardo e nello stesso anno la sezione di Pistoia dell’Associazione ha girato un documentario per dimostrare come la regolamentazione sul gioco sia pressoché inesistente. Nel video, infatti, si vede come due minorenni riescono a giocare (e a perdere) senza difficoltà sia alle slot che ai gratta e vinci[5].
L’intervento di Massimo Cecchi, invece, ha avuto lo scopo di sensibilizzare i partecipanti rispetto alla pericolosità del gioco d’azzardo facendo luce su tutto il sistema di false credenze che ruotano intorno ad esso (numeri ritardatari, tecniche vincenti, esaltazione dell’abilità personale rispetto alla fortuna) e su alcuni punti focali della dipendenza da gioco (cosa si intende per gioco d’azzardo, perché si gioca, come si diventa dipendenti, quali sono i fattori di rischio e quali le conseguenze di questa forma di dipendenza).
“Ognuno di noi deve farsi informatore di salute”, questo il succo dell’intervento del Dottor Cecchi, una sorta di educazione sanitaria fatta apposta per il singolo il quale potrà (e dovrà) diffonderla facendosi così promotore di una sorta di “prevenzione da strada”.
L’incontro si è concluso con le testimonianze dirette di due membri del gruppo dei Giocatori Anonimi di Firenze che, oltre a dare una dimensione concreta a tutti i concetti espressi negli interventi precedenti, ne hanno dato anche una sfumatura emozionale.
“Non guariamo dalla malattia ma possiamo tenerla sotto controllo, e questo lo possiamo fare vivendo un giorno alla volta”; “La ricaduta è dietro l’angolo! Smettere di giocare è il passo più facile. Il difficile è ricostruire. E’ un percorso che non ammette distrazioni! Ci vuole concretezza, costanza, determinazione e coraggio di mettersi in discussione”.
Questi sono alcuni passaggi delle loro testimonianze, parole toccanti ma che allo stesso tempo aprono una finestra di riflessione su quanto sia difficile ammettere di avere un problema di gioco, su quanto costi iniziare un percorso di uscita dal tunnel della dipendenza e di come sia facile ricadere in tentazione. Dalle testimonianze dei GA viene fuori anche un altro dato significativo: l’importanza della reciproca collaborazione tra i gruppi di auto-mutuo-aiuto (che vengono presentati come una sorta di pronto soccorso per chi ha un problema di gioco) e le strutture della ASL.
Questo incontro può essere riassunto, in definitiva, con una frase di Andrea Bigalli: “Le persone non sono un problema, le persone hanno un problema”. Nel panorama attuale in cui il Decreto Balduzzi da una parte inserisce i giocatori d’azzardo patologici nella lista dei fruitori dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e dall’altra non elargisce fondi per intervenire in loro soccorso, si dovrebbe, a mio avviso, cambiare totalmente prospettiva: il problema non sono i giocatori, ma la diffusione del gioco!
CONTATTI
Avorgna Giovanni – gianniavo87@gmail.com
Bigalli Andrea – andrea.bigalli@gmail.com
Cecchi Massimo – http://www.patologichedipendenze.com
Giocatori Anonimi Firenze – http://www.giocatorianonimifirenze.it
[1] http://www.comune.fi.it/export/sites/retecivica/comune_firenze/comune/consiglio/lavori_del_consiglio.htm
[2] http://www.gruppopdregionetoscana.it/web/legge-sul-gioco-dazzardo-brogi-ruggeri-e-remaschi-battaglia-sacrosanta-lanciamo-la-moda-di-chi-dice-no-slot/
[3] G. Fava (1967), Processo alla Sicilia, ITES Editore